vai alla home page

Bookmark and Share

 

Il Consiglio di Stato riaccende l'ottimismo della Bresso
Il giudice: non si può ignorare la condanna penale di Giovine

 

di Alberto Gaino da La Stampa del 30/05/2012 – Cronaca di Torino http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/politica/articolo/lstp/456200/

 

Mercedes Bresso e il centrosinistra vedono di nuovo uno spiraglio per la speranza di riaprire i giochi in Regione prima del 2015. La quinta sezione del Consiglio di Stato ha posto la questione nell’udienza di ieri sul «caso Giovine» se le sentenze penali possano avere lo stesso valore di quelle civili per dichiarare l’annullamento delle elezioni 2010 che consegnarono il governo del Piemonte a Cota e al centrodestra. Il fatto che a sollevare il tema sia stato il giudice relatore Saltelli ha rianimato di molto Bresso, presente ieri all’udienza, e i suoi.

«Al voto nel 2013»
Il tema è stato l’argomento principale dell’udienza che ha visto schierati a favore gli avvocati Piovano e Pellegrino per Bresso, contro quelli della Regione, Clarizia e Procacci. Al termine della discussione, il collegio giudicante si è riservato di decidere. Nell’attesa l’ex governatore della Regione spende parole di fiducia: «Mi auguro che il Consiglio di Stato confermi l’impostazione della causa data dal relatore e mi va bene che decida per l’equipollenza del giudicato penale definitivo rispetto a quello civile su Giovine e quindi attenda la Cassazione per far valere questo principio giuridico. Secondo me si può ragionevolmente sperare, ora, di riandare alle elezioni regionali nella primavera 2013, se sarà possibile la contestualità con le Politiche».

«Chi paga i legali di Cota?»
Bresso perse per 9 mila voti nel 2010. La lista di Michele Giovine, «Pensionati per Cota», fece la differenza con i suoi 27 mila suffragi. Il consigliere regionale di centrodestra può sperare nella Cassazione per annullare i due giudizi da cui è uscito con la condanna a 2 anni e 8 mesi per falso elettorale («Raccolse e autenticò firme fasulle di gran parte dei suoi candidati») e la sua cancellazione dalle funzioni istituzionali. Se cade lui, è la tesi emersa ieri, viene travolta la maggioranza che sostiene.

Bresso insiste: «Resto un po’ esterrefatta della lentezza della giustizia in materia elettorale, noi abbiamo fatto ricorso contro un caso macroscopico, ma vi erano altre liste che non avrebbero potuto presentarsi. Come quella di Scanderebech». La stoccata finale è per Cota: «Non vi è alcun titolo che la Regione si costituisca nel giudizio amministrativo a sostegno di un Giovine due volte condannato in sede penale e paghi i legali che di fatto rappresentano Cota. La Regione è un’istituzione che non deve parteggiare per nessuno dei contendenti in questa vicenda. Mi chiedo cosa possa pensarne la Corte dei Conti».

«Ci vuole ponderazione»
L’avvocato Piovano disegna il possibile percorso: «Il Consiglio di Stato può prender atto del giudicato penale e decidere direttamente o rinviare al Tar Piemonte». Di tutt’altro avviso l’avvocato Luca Procacci che rappresenta la Regione: «Per le dichiarazioni di falsità di atti pubblici, con particolare riferimento alla materia elettorale, l’unica via è il giudizio civile promosso con la presentazione di una querela di falso, come ha indicato la Corte Costituzionale. Nel rispetto, sottolineo, di una tradizione giuridica ultracentenaria che valorizza la speciale ponderazione richiesta in questi casi. Ricordo che la causa civile è stata dichiarata estinta per nullità di una parte delle notifiche ai consiglieri regionali».

 

Bresso e tre partiti al Tar "Le elezioni vanno annullate"

Vizi di legittimità per tre liste. Cota: «Faccia pure, non ci preoccupa»

 

di Maurizio Tropeano da La Stampa del 8/05/2010 – Cronaca di Torino http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/politica/articolo/lstp/211142/

 

Mentre Mercedes Bresso e Roberto Cota continuano ad alimentare lo scontro politico e verbale che ha segnato tutta la campagna elettorale per le regionali entrano in scena i giudici amministrativi. Il pool di legali che assiste l’ex presidente della Giunta e alcuni partiti del centrosinistra (Udc, Verdi e Pensionati ed Invalidi) ha depositato i ricorsi al Tar per chiedere l’annullamento delle elezioni «perché sono state ammesse alla competizione elettorale talune liste che, a nostro avviso, non avrebbero dovuto essere ammesse», spiega l’avvocato Enrico Piovano. Pronta la replica di Luca Procacci, il legale che assiste il presidente Cota: «Ce ne occuperemo ma non siamo preoccupati».

Piovano e con lui i colleghi Paoletti, Di Raimondo e Molinar Min hanno evidenziato quattro vizi di legittimità «e la Procura ieri mi ha chiesto copia dei ricorsi», spiega il coordinatore. Il primo è legato ai Verdi-Verdi che con 33.411 voti hanno ottenuto un consigliere regionale nonostante un «consolidato orientamento degli organi giurisdizionali amministrativi abbia nel tempo chiarito che l'unica formazione che può utilizzare la parola "Verdi" ed un simbolo che la contenga è soltanto la Federazione».

Poi c’è il caso Scanderebech e della sua lista in sostegno di Cota che è stata presentata senza raccolta delle firme perché collegata all’allora capogruppo Udc. Secondo i legali il collegamento è stato certificato quando il consigliere era già fuori dall’Udc e dunque non «poteva beneficiare dell’esenzione dall’obbligo della raccolta delle firme». Scanderebech, interpellato nega di aver ricevuto «il provvedimento di espulsione» e di aver rispettato le procedure previste dalla legge elettorale regionale.

Secondo i legali di Bresso il 16 febbraio il collegio dei Probiviri espelle Scanderebech. Il consigliere firma il collegamento il 24 febbraio, otto giorni dopo essere stato cacciato. Il 25 l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale invia alla prefettura l’elenco delle liste esentate dalla raccolta delle firme. Il 26 febbraio Alberto Goffi, segretario regionale Udc, informa la presidenza del provvedimento d’espulsione. La lettera con la richiesta di prendere i provvedimenti del caso viene protocollata il 1 marzo.

Il terzo ricorso è contro l’ammissione della lista Consumatori che non ha raccolto le firme nel «sfruttando a proprio vantaggio la confusione ingeneratasi con altra e diversa lista Consumatori che nel 2005 elesse il consigliere Giovine». Secondo i legali «la lista si è avvalsa in modo errato e scorretto e in ultima analisi giuridicamente illegittimo dell’esenzione dall’obbligo della raccolta delle firme».

Contro Giovine pesa anche un esposto alla Procura per falso ideologico relativamente alle autenticazioni delle firme dei candidati
della lista Pensionati. Giovine si dice assolutamente tranquillo. Il Tar dovrebbe pronunciarsi prima dell’estate.